JHS PACKRAT
Poche cose, come i pedali, hanno contribuito a scrivere la storia della chitarra elettrica, dando vita a correnti pensiero, vera e propria filosofia sonica, ad uso e consumo di migliaia di nerd senza speranza. E lo stompbox è diventato una creatura mitologica col corpo di cavallo alato unito al busto di RoboCop, creando un culto e portandolo all’eccesso: fino ad essere disposti a pagare il prezzo di un’utilitaria per possedere una scatola di metallo con un semplice circuito dentro. Ma il motivo c’è: ed è la musica! La capacità di alcuni aggeggi di buttare fuori emozioni, dall’anima di chi li usa.
E poi ci sono effetti meno glamour, più nazionalpopolari, che tutti prima o dopo hanno calpestato, amato e odiato, come il Rat: nome che davanti alla parola ‘pedale’ obbliga all’articolo determinativo. Nato alla fine dei ’70 in un sudicio scantinato di Kalamazoo, invaso, neanche a dirlo, dai topi, il diabolico Rat è sicuramente il distorsore per chitarra più famoso e influente della storia, è stato e continua ad essere la base di mod che ne cesellano gli angoli, ma ne mantengono inalterato lo spirito, il carisma, la voce ruvida e sgraziata, capace di trovarsi perfettamente inserita nei contesti sonori più disparati, dai Pink Floyd ai Nirvana, passando agilmente da Scofield e Radiohead.
Per celebrare un pedale che si affaccia, in forma smagliante, ai 40 anni di vita, quei Nerd incalliti di JHS hanno pensato bene di replicare, in salsa Rat, il progetto di “Enciclopedia Pedalorum” già intrapreso con Bonsai e Muffuletta. Il nuovo pedale si chiama PackRat e condensa, nello chassis di un singolo stompbox, 40 anni di suoni abrasivi, frutto di tutte le declinazioni del cattivissimo roditore. Quattro anni di ricerca e oltre 40 esemplari “chirurgicamente sezionati” hanno permesso di realizzare una replica fedele, completamente analogica, dei circuiti e delle mod più ricercate e introvabili sul mercato, dando vita ad un pedale unico, firmato da uno dei produttori più rispettati ed influenti dell’intero Pianeta.
Accanto ai classici controlli di Volume, Distortion e Filter (un low-pass vero e proprio), troviamo un manopolina magica a 9 scatti denominata ‘Mode’, destinata a selezionare altrettanti percorsi indipendenti di segnale e, di fatto, 9 pedali diversi.
1. The OG (1979-83)
Replica perfetta del circuito della primissima versione del Rat mai costruita, basata su un Rat V1 del 1979, con il classico logo con la ‘R’ allungata. Per completezza di informazione riportiamo che la V1 è identica per suono e circuitazione alla V2, fatta eccezione per il pot ‘Filter’ che, ruotato in senso orario, nella V1 aumenta le alte, nella V2 le diminuisce.
2. White Face V3 (1984-1986)
Il 1984 vede una transizione dell’estetica del Rat in una scatola squadrata e più piccola, con un nuovo logo bianco e rettangolare, scritto completamente in maiuscolo, con caratteri lineari, look che gli fa guadagnare il nomignolo di “White Face Rat”. Nel 1986 il logo vede un ulteriore ritocco con l’inversione di bianchi e neri e il tradizionale rettangolo esterno, ma il pedale è esattamente lo stesso. Il White Face si è guadagnato negli anni lo status di ‘Sacro Graal dei Rat’, tanto da meritarsi una reissue nei primi ’90. La cosa esilarante è che non cambia di una virgola dal circuto della V1 e della V2, semplicemente è stato messo in un box più compatto, sulla scia di produttori quali Boss e DOD. La mod proposta nel PackRat, tuttavia, differisce dalla precedente per l’azione e la sonorità del pot Filter, che ha un intervento completamente diverso.
3. Turbo V6 (1989)
Il cuore pulsante del Rat viene ridisegnato, gli stadi di gain vedono la sostituzione dei classici diodi al silicio con dei LED e la dinamica entra a far parte della storia di questo pedale. La distorsione rimane imponente e carica, ma scendendo di gain si raggiunge una saturazione da oversrive sensibilissima al tocco. Nota di colore: con questa versione viene introdotto l’iconico chassis inclinato, ancora oggi sul mercato.


4. BRAT (1997)
Alla fine dei ’90, in piena era Grunge, anche la ProCo decide di scrivere il proprio capitolo nella storia dei pedali a basso costo, realizzando il BRAT (rinominato Roadkill in una tiratura esclusiva per Guitar Center): il risultato è un circuito completamente ridisegnato rispetto al passato e una voce assolutamente caratteristica. Questa versione vede il ritorno al Filter “al contrario”, cioè che attenua le alte se ruotato in senso orario.
5. Dirty (2004)
Nel 2002 vede la luce il 2-in-1 Rat, denominato Deucetone. Due Rat completamente indipendenti da attivare separatamente o insieme, con l’utilizzo di diodi al germanio e l’introduzione di una novità epocale nella topologia del circuito: la switch Clean Rat/Dirty Rat. Dato il successo della modalità Dirty Rat la ProCo decide di realizzarne un pedale singolo, il “You Dirty Rat”, nel tipico box inclinato. La voce risultante è la più satura e compressa di sempre, al limite del fuzz.
6. LA (1986)
Nel 1986 Ibanez, nell’ambito della sua “10 Series”, crea una piccola collezione di tre pedali Rat-style: Super Product, Fat Cat e LA Metal. Questa modalità rende giustizia ad una delle migliori Mod del Rat di tutti gli anni ’80.
7. Landgraff MO’D (1999)
Alla fine dello scorso millennio un certo John Landraff dava inizio ad una produzione artigianale di pedali a Pensacola, Florida. Ogni pedale veniva realizzato a mano e colorato con la tecnica dello swirl, diventando un pezzo unico da collezione e definizione stessa di “boutique pedal”, oltre a suonare divinamente. Accanto a pedali ormai entrati nel mito, come il Dynamic Overdrive, ce ne sono altri meno conosciuti ma altrettanto stupendi. Il MO’D Landgraff è un pedale eccezionale e lontano parente del Rat: una menzione e un posto in questa Enciclopedia è d’obbligo.
8. Caroline (2010)
Basato sul Wave Cannon della Caroline di Philippe Herndon, produttore di pedali boutique e vecchio amico del Boss di JHS Josh Scott. Il sound e la circuitazione prendono spunto dal Rat, per portarlo su orizzonti completamente nuovi. Uno dei suoni irrinunciabili sin dall’inizio del progetto PackRat.
9. JHS Mode
Racconta Josh: – Nel 2003 lavoravo in un piccolo negozio di chitarre in Nothwest Alabama. Un giorno si presenta un tizio con un vecchio Rat small-box per venderlo, ma il proprietario del negozio non era interessato. Lo acquistai per 15$ e fu il momento in cui caddi nella tana senza fondo del Bianconiglio chiamato “accumulazione compulsiva di pedali”. Quel pedale è rimasto nella mia pedaliera per oltre 10 anni, fino a quando non decisi di aprirlo, impararne il circuito e modificarlo secondo i miei gusti, tirandone fuori un sound completamente diverso rispetto all’originale. Quella modifica è alla base del JHS All American, non più in produzione, e della JHS PackRat Mod che abbiamo fatto su migliaia di Rat fra il 2008 e il 2018. Il JHS Mode è la mia interpretazione del Rat-sound, il mio modo di esaltarne l’unicità.

Il nuovo PackRat è già in viaggio e sarà disponibile in anteprima per il mercato Italiano a fine Novembre nei principali JHS Point, vi conviene prenotare una prova per non perdervi neanche un episodio di questa ruvida, sporca storia!
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