Pare incredibile che un frammento di plastica delle dimensioni di una moneta possa dividere tanto opinioni e masse, eppure è uno di quegli oggetti su cui il chitarrista non smette mai di fare ricerca e dibattiti, di sperimentare: anche quando pensi di aver trovato il Sacro Graal da cui non ti separerai mai più, arriva un’idea che ti costringe a mettere in discussione tutto e provare strade nuove. Perché? Semplice, perché il plettro non è inerte, ha un impatto decisivo sulle caratteristiche del suono emesso dalla corda: plettri con più basse, con più attacco, più morbidi sulle alte, grandi e piccoli, appuntiti e stondati. Si è sperimentato qualsiasi tipo di materiale in questi decenni: dal guscio di tartaruga all’avorio, perfetti per caratteristiche fisiche e sonore e oggi (fortunatamente) illegali, fino al legno, alla pietra, ai metalli, alle schede telefoniche. Ogni produttore ha presentato la propria ricetta, la mescola magica che unisce suono, durata e feeling.