Quando avanguardia e raffinatezza convergono in una sintesi armonica e moderata, si ha lo stile; quando lo stile ha la capacità di elevare la fruibilità di un oggetto, si sta producendo design: filosofia immobilizzata in un manufatto di uso quotidiano.
Tempi strambi e funesti, i nostri, per chi ama le cose belle. Persi come siamo nell’ebbrezza del pressappoco, del compulsivo collezionismo, uno in fila all’altro, di oggetti dozzinali, incapaci di estinguere la sete di grazia che la nostra anima ci implora e a cui dovremmo riconoscere dignità e valore. E la sciatteria diventa cifra stilistica, misura di un’inconsistenza che ci legittima ad aumentare il numero di “cose” che riempiono le nostre vite, senza innalzare di un millimetro se non addirittura affossare, la qualità dei nostri gesti, l’incanto di avere fra le mani qualcosa di disegnato, progettato e realizzato ad arte. Per definire la nostra naturale tensione al perfetto, per dissetare la nostra brama di bellezza, nel privato del nostro vivere.